Gli esami non finiscono mai!
Come mamma espatriata devo gia' convivere con una serie di sensi di colpa per la vita che abbiamo imposto ai nostril figli. Pur consolandomi con le solite frasi fatte - “ho dato loro l’opportunita' d’imparare l’inglese quasi come lingua madre” , oppure: “I miei figli hanno una visione multietnica del mondo e una capacita' di adattamento che vale oro nel mondo del lavoro”, etc... - i rimorsi, per le tante amicizie non approfondite, per la mancanza di radici in un paese e per tanto altro restano.
Se a questo devo poi aggiungere anche la riluttanza della burocrazia italiana a riconoscere i titoli di studio conseguiti all’estero dai “miei bambini” allora la MAMMA diventa una BELVA e come Don Quixote comincia a combattere contro i mulini a vento.
Rimpatriata in fretta e furia ed in pieno corso di anno scolastico, dovevo far terminare l’anno accademico ai figli e poi iscriverli alla scuola italiana per l’anno successivo.
Esiste una normativa che tutela I figli di genitori espatriati per motivi di lavoro. Decreto Legislativo n. 297 del 1994 art. 379; e circolare Ministeriale Ufficio Sesto. Ci e' consentito, previo ottenimento di un “nulla-osta” dal ministero dell’istruzione (MUIR) di terminare l’anno scolastico in una scuola straniera su territorio italiano.
In questa prima fase sono stata fortunata, perche' rientrata a Gennaio, agli inizi del mese successivo avevo gia' il “nulla-osta” nelle mie mani.
A questo punto la figlia maggiore deve frequentare la prima liceo.
Domanda: " e l’esame di terza media??"
Risposta: Bisogna ottenere l’equipollenza del titolo di studio estero.
Che cosa serve per ottenere questo riconoscimento? Il decreto e la circolare sono esaustivi sull’argomento, ma in sostanza ecco il riassunto.
Prima di lasciare il paese straniero bisogna andare al Consolato Generale d’Italia e farsi rilasciare la DICHIARAZIONE DI VALORE. In questo documento un’autorita' riconosciuta dal nostro sistema praticamente dichiara che le pagelle che vengono prodotte non sono un falso, che la scuola che le ha emesse esiste, che il corso di studi per durata e contenuti e' simile ed equiparabile a un corso della scuola italiana.
Alcuni consolati sono estremamente attrezzati (Londra ha tutta la pratica on line) altri meno.
Tradurre le pagelle ( non e' necessario ricorrere a un traduttore iscritto all’albo del tribunal, se si e' in grado si possono tradurre autonomamente e allegare una dichiarazione giurata che si ottiene dal tribunale).
Bisogna presentare:
- un riassunto del curriculum degli studi diviso per materie.
- documentazione che comprovi che la permanenza all’estero era per motivi di lavoro.
- una lettera di richiesta di rilascio del certificato di equipollenza.(facsimile allegato al DL).
Quindi fino a qui, niente esame, solo carta bollata e non... ma... sorgono problemi se i figli hanno frequentato una scuola che offre il programma del Baccelleriato Internazionale (International Baccalaureate Organization) per la scuola primaria e secondaria di primo grado (elementari e medie),chiamati rispettivamente PYP ( Primary Year Programme) e MYP( Midlle Year Programme).
Perche' mentre per il diploma la disciplina e' chiara, per I corsi pre-IB non c’e' normativa.
Naturalmente questo era il mio caso.
All’Ufficio Scolastico Provinciale (ex provveditorato) l'impiegato, dopo avermi “sgridato” perche` non ho fatto terminare l’anno in una scuola Italiana, dove erano obbligati ad iscrivermi i figli e dove avrebbero fatto l’esame (come se in cinque mesi fosse possibile recuperare i tre anni in una lingua che conoscevano poco), mi ha consigliato di far fare l’esame di terza media come privatista alla figlia.
PERCHE' mi sono chiesta???
Da buona testarda mi sono rivolta a testa bassa con chili di raccomandate al MUIR per chiedere una rilettura della normativa dell’IB Diploma per i casi di corsi intermedi e dopo 12 mesi ho ottenuto l’equipollenza. Purtroppo molti optano per la strada piu' breve: far fare al figlio l’esame da privatista, aggiungendo un altro sassolino alla montagna dei rimorsi.
Mi sono piu' volte chiesta perche' questa richiesta di chiarimenti non fosse partita autonomamente dall’Ufficio Scolastico Provinciale, quando si sono resi conto del “buco interpretativo” ma abbiano dovuto aspettare l’iniziativa di una mamma esasperata per interpretare un vuoto.
Spero almeno che si sia tenuto il caso a modello per ulteriori “sfortunati” genitori che ricadano nella stessa situazione.....ma ne dubito.
ecco perche' pensavo fosse importante che lo sapeste anche se per via ufficiose e non ufficiali!